Pilates

È possibile praticare il Metodo Pilates sia con le Lezioni Individuali, tenute con macchinari originali Gratz™, sia in piccoli Gruppi Matwork, sotto la guida attenta e personalizzata di un istruttore qualificato.
In particolare, la lezione singola aiuta a sviluppare forza e elasticità con un rapporto 1:1, rapporto in cui l’insegnante sviluppa il percorso in base alle necessità del singolo.

La classe Matwork è rivolta invece a piccoli gruppi, nella medesima ottica di comprensione delle personali esigenze e capacità dei partecipanti.
In entrambi i casi, l’attenzione è focalizzata sul respiro come motore del movimento e nutrimento della relazione mente-corpo, sull’incremento del tono e del controllo muscolare, sulla sensibilizzazione ad un uso corretto ed efficiente delle Catene Cinetiche e delle Connessioni Corporee Profonde.

Il metodo aiuta a ritrovare quella flessibilità e quella capacità di articolare la colonna vertebrale che consentono una gamma di movimenti più ampia e soddisfacente nella vita quotidiana.
In definitiva, tutti possono trovare grande supporto e giovamento dalla pratica del Pilates, senza limiti di età: il metodo si rivolge infatti sia a coloro che a qualunque livello vogliano migliorare l’efficienza della relazione corpo-mente nella vita quotidiana, sia ad atleti, danzatori e sportivi, in un percorso che li porti a (ri)trovare attraverso questa pratica potenziamento e bilanciamento del tono muscolare, oltreché una maggiore capacità di attenzione e concentrazione.

Scopri la nascita del metodo pitales

Joseph H. Pilates, inventore del sistema di allenamento che porta il suo nome – il metodo Pilates – nasce il 9 dicembre del 1883 a Moenchengladbach, in Germania: il padre è un ginnasta pluri-premiato di origini greche, mentre la madre è una naturopata tedesca.

Da bambino, deve fare i conti con diversi problemi di salute: febbre reumatica, rachitismo e asma.

Anche per questi motivi, sin da ragazzino si dedica al body-building, al culturismo, allo sci e all’atletica, interessandosi parallelamente allo studio dell’anatomia umana.

Nel 1912 si trasferisce in Gran Bretagna, dove lavora per una scuola di polizia come istruttore di autodifesa, frequentando nel contempo un circo locale, attività che lo porta a sviluppare un forte interesse per l’acrobatica e il pugilato.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, si trasferisce sull’isola di Man, dove conosce e deve trattare militari reduci dalla guerra, soldati feriti e menomati, persone immobilizzate e allettati (tra l’altro, l’epidemia di influenza che nel 1918 ha portato alla morte migliaia di britannici è stata superata senza che né lui né alcuno dei suoi allievi abbiano contratto la malattia: ciò contribuisce a consolidare la sua fama come istruttore e la sua convinzione riguardo all’efficacia del metodo di allenamento che va mettendo a punto): in virtù di questo incarico si ingegna, quindi, per progettare e realizzare macchinari in grado di supportarlo nella sua opera di riabilitazione dei malati.

Con queste idee, fa di seguito ritorno in Germania, dove prosegue nel suo impegno creativo. Ad Amburgo viene reclutato dalla polizia locale in qualità di addestratore fisico per gli agenti.

Qui, alla metà degli anni Venti incontra e conosce Rudolph von Laban, che nell’impostazione dei propri insegnamenti di Labanotation (forma di registrazione scritta di balletto) introduce molte idee di Pilates: il suo metodo acquisisce per la prima volta i crismi dell’ufficialità, venendo scelto da celebri protagonisti della danza internazionale.

Nel 1925, il governo tedesco invita lo a seguire in prima persona gli allenamenti dell’esercito, ma pochi anni dopo Joseph Pilates sceglie di trasferirsi Oltreoceano, per andare a vivere negli Stati Uniti.

Una volta arrivato a New York, decide di aprire uno studio per far conoscere la propria tecnica e codificarla definitivamente: la nomina inizialmente “Contrology” (che sarà anche il tema del libro in cui i suoi insegnamenti verranno diffusi). Ai tempi, il metodo Pilates comprendeva una prima parte chiamata Mat Work, e una seconda parte basata su un attrezzo da lui creato, l’Universal Reformer, che ha lo scopo di conservare inalterato il tono muscolare.

Tra i primi clienti di Pilates, ci sono anche i danzatori George Balanchine e Martha Graham, oltre ad atleti e attori.

Con il passare dei decenni, il metodo di Joseph Pilates, ormai stabilitosi definitivamente in America, diventa sempre più noto e apprezzato, per i benefici riscontrati non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista psicologico: dalle tecniche di respirazione alle sequenze di esercizi, il rafforzamento del corpo umano reso possibile dai suoi precetti viene conosciuto in ogni parte del mondo.

Joseph Hubertus Pilates muore il 9 ottobre del 1967 a New York, all’età di 83 anni, dopo essere stato l’allenatore, tra gli altri, di Carola Trier, Eve Gentry, Audrey May, Ron Fletcher, Jay Grimes, Lolita San Miguel e Mary Bowen.

Il suo studio verrà rilevato da Romana Kryzanowska, una sua allieva.

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